Patois Corner
LE ORIGINI DEL PATWA

Di Patwa Caana (The Patois Corner) è la rubrica di approfondimento sul Jamaican Patwa, in cui vengono spiegate nel dettaglio le origini, le forme ed i suoni di questa affascinante lingua.
CLASS n.1 – Le origini del Patwa
Blessings and Love! Eccoci come promesso a parlarvi delle origini, della storia e della condizione attuale del sistema linguistico giamaicano, facendo un viaggio che parte dai giorni tristi della
schiavitù ed arriva fino ai tempi moderni.
Bisogna innanzitutto partire da un pò di storia e ricordare che il primo popolo ad abitare l’isola furono i Taino, proveniente dal Sud America, vi si stabilirono intorno all’anno 1000 chiamando il paese “Xamayca”, terra d’acqua e di foreste.
Nel 1494 Cristoforo Colombo raggiunse l’isola durante il suo secondo viaggio, ma questa fu occupata solo nel 1504 e fu annessa ai domini dell’Impero Ispanico. L’esasperata ricerca di manodopera servile da parte degli spagnoli portò a una disastrosa riduzione del numero dei nativi presenti sull’isola, gli Arawak, tanto che alla fine del XVI secolo non ve ne era più traccia.
Nel 1655 un corpo di marinai inglesi sbarcò nel porto di Kingston e marciò sulla capitale Santiago de la Vega (ora Spanish Town) e nel giro di pochi giorni la colonia venne conquistata. La Spagna riconobbe ufficialmente la sovranità britannica sulla Giamaica nel 1670, al termine della guerra anglo-spagnola scoppiata nel 1655.
Gli inglesi avviarono una spietata lotta ai Maroons, discendenti degli schiavi liberati dagli ispanici che erano rimasti sull’isola. La fierezza e la black consciousness però permisero ai Maroons di sopravvivere (come riconoscimento al valore della lotta contro l’impero coloniale britannico e la sua istituzione di schiavitù nel XVIII secolo, Nanny of the Maroons, fu nominata eroina nazionale nel 1975).
Questo breve excursus storico ci fa ben capire che ci troviamo di fronte ad un contesto sociale e culturale estremamente eterogeneo: non a caso il motto nazionale giamaicano è ‘out of many, one people’.
Questa diversità è chiaramente visibile a livello linguistico, dove troviamo diverse varietà di lingue che convivono e si interfacciano, come avviene nella maggior parte delle isole caraibiche, dove si sono sviluppati pidgins e creoli, forme di comunicazione linguistica che nascono dal contatto tra due o più gruppi sociali che non hanno una lingua in comune.
E fu proprio così che avvenne sulla piccola isola di Giamaica, quando schiavi africani, attraverso le loro diverse lingue (prevalentemente Twi ed Ewe dall’Africa occidentale) dovettero comunicare con gli slave masters ed i proprietari delle piantagioni. Ovviamente, a fare da intermediari linguistici c’erano gli indiani, fedelissimi servitori dei coloni inglesi.
Immaginate cosa possa essere venuto fuori…beh, ascoltando i testi della musica Reggae e Dancehall possiamo farcene un’idea.
Dico un’idea perché, come accennato prima, la situazione è ben più complessa dato che il Patois giamaicano (o Patwa) è solo una delle varietà linguistiche presenti sull’isola.
La lingua ufficiale della Giamaica è infatti il Jamaican Standard English, usata nel campo dell’istruzione, della cultura, dei mass media e del governo. Il Patwa è invece la lingua della maggior parte delle persone in situazioni quotidiane e informali, sia nelle aree rurali che in quelle urbane ed ovviamente nel campo della musica e delle arti performative.
All’interno della nostra rubrica non potremo infine non parlare del Dread Talk, l’uso creativo e suggestivo del Patwa da parte dei Rasta.
Ma per tutto questo, ci sarà tempo…intanto passiamo ad un pò di parole!
Iniziamo dai Greetings, i saluti.
WHA A GWAAN? WHA APP’N?
Si tratta dei saluti più comuni in Giamaica, usati a tutti i livelli ed in quasi tutte le situazioni (pensate che anche Obama, in visita sull’isola, salutò i presenti con ‘Wha a gwaan Jamaica?’).
Nel primo caso, se pensiamo al fatto che, come visto nel precedente appuntamento, Gwaan significa ‘go on’, sarà facile capire che la traduzione di wha a gwaan è ‘what’s going on’.
Attenzione a pronunciare la doppia A. Nel secondo caso, non è altro che l’inglese ‘what happens?’, ma pronunciato con una forte contrazione tra la lettera P (quasi una B) e la N.
Entrambe le domande prevedono un’unica risposta possibile: NO’N (nothing), pronunciato come il caso precedente, che equivale al nostro italiano ‘tutto bene’.
Link utili e bibliografia
Black, C. V. (1975) History of Jamaica. London, UK: Collins.
Campbell, M. (1988) The Maroons of Jamaica 1655-1796: a History of Resistance, Collaboration & Betrayal. Massachusetts, MA: Bergin & Garvey.
Cassidy F. G. (1961) Jamaica Talk. Jamaica: University of West Indies Press.
Cassidy, F. G.; Le Page R. B. (1967) Dictionary of Jamaican English. Cambridge, UK: Cambridge University Press.
Muysken, P.; Smith, N. (1994) The study of pidgin and creole languages. Amsterdam, NL: John Benjamins Publishing Company.
Tomei, R. (2015) Jamaican Speech Forms in Ethiopia. The Emergence of a New Linguistic Scenario in Shashamane. Newcastle upon Tyne, UK: Cambridge Scholars Publishing.
http://jamaicanpatwah.com
http://jame-world.com/it

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